Oggi imparerai cos’è la displasia congenita dell’anca, le terapie più recenti e i tempi di recupero
(Con tutte le citazioni degli studi scientifici utilizzati come fonte).
Quindi, se vuoi sapere di più su questo disturbo, ti piacerà.
Inoltre, è scritto in modo semplice e comprensibile da tutti.
Iniziamo.
La displasia congenita dell’anca (anche conosciuta come lussazione congenita dell’anca o displasia evolutiva dell’anca) è caratterizzata da uno sviluppo anomalo dell’articolazione coxo-femorale.
Le conseguenze sono delle deformità che possono provocare:
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Sublussazione,
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Instabilità,
-
Sviluppo anomalo della testa del femore o dell’acetabolo.
In caso di displasia dell’acetabolo, questa cavità è poco profonda o deformata (Turner et al. – 2012).
Sintomi della displasia congenita dell’anca
Tra i segni e i sintomi della displasia congenita dell’anca ci sono:
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Instabilità dell’articolazione dell’anca,
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Limitazione del movimento, soprattutto in abduzione (divaricando le gambe)
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Zoppia (quando si cammina),
-
Gambe di lunghezza diversa.
E il dolore all’inguine?
Secondo uno studio di Loder et al. (2011), spesso la displasia non dà sintomi nell’infanzia, ma diventa sintomatica negli adulti.
Generalmente in ambulatorio vedo persone che hanno sviluppato il dolore dopo i 50 o i 60 anni.
Ma la displasia era presente dalla nascita.
Questa è una buona ragione per pensare che:
Non può essere la causa del dolore.
Inoltre, uno studio di Nunley et al. (2011) su 57 persone adulte con displasia, nel 97% i sintomi sono comparsi improvvisamente. Oltre al dolore, nell’80% dei casi era presente un click durante il movimento o un blocco dell’articolazione.
Secondo uno studio di Kotlarsky et al. (2015), i sintomi sono causati dalla degenerazione che si verifica all’interno dell’articolazione a causa di questa deformità.
Instabilità
L’anca è instabile quando si perde l’aderenza tra la testa del femore e l’acetabolo (American Academy of Pediatrics).
Quindi la testa del femore si può muovere all’interno o all’esterno dei confini dell’acetabolo.
Anatomia
Guarda:
Dal punto di vista fisiologico, l’anca del neonato (così come quella dell’adulto) è formata da:
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L’acetabolo (cavità del bacino formata dall’unione di pube, ischio e ileo),
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L’epifisi prossimale del femore (parte superiore dell’osso).
L’acetabolo del neonato è emisferico, composto da diversi tessuti:
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Osseo,
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Cartilagineo,
-
Fibrocartilagineo.
Perché è importante?
Nella radiografia al centro dell’acetabolo si vede una zona vuota, non è un acetabolo completamente unito.
Nel neonato le tre componenti ossee (ileo, ischio, pube) sono separate dalla cartilagine.
Inizialmente, l’epifisi prossimale del femore è costituita da sola cartilagine, perciò non si vede nella radiografia.
Inizia ad ossificare dopo il terzo mese.
Quali sono le cause della displasia congenita dell’anca?
La displasia congenita dell’anca più diffusa è quella idiopatica (la causa è sconosciuta), che colpisce più frequentemente il genere femminile, in particolare l’articolazione sinistra, ma può essere bilaterale.
Tra le cause ci sono:
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Fattori endogeni (familiarità e genere femminile),
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Fattori esogeni, per esempio i rapporti tra femore e acetabolo a livello intrauterino.
Questi dipendono da malattie come:
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Oligoidramnios: caratterizzata da poco movimento fetale (Rosendahl et al. – 1994)
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Primo parto per la donna (l’utero è più tonico)
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Parto gemellare (spazio intrauterino ridotto)
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Presentazione podalica (bimbo quasi seduto, con le gambe piegate o addirittura con le ginocchia estese e i piedi che toccano le orecchie); in pratica, se c’è poco spazio per il movimento del bambino e l’anca non ha la possibilità di formarsi correttamente.
Un altro fattore di rischio è l’iperlassità articolare (anca instabile) che può essere causata da:
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Uno squilibrio degli ormoni femminili (estrogeni),
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Fattori meccanici e posturali.
Ci sono delle malformazioni che sono legate alla displasia dell’anca:
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Mucopolisaccaridosi
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Artrogriposi
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Displasia epifisaria.
Complicanze della displasia congenita dell’anca
Tra le complicazioni ci sono:
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Sublussazione,
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Displasia residua (può portare alla necessità di una protesi per antiversione femorale, valgismo del collo femorale e displasia dell’acetabolo).
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Una displasia congenita non curata può causare la zoppia (nel bambino non è presente dolore, ma compare nell’adulto),
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Iperlordosi (eccessiva curvatura della schiena) – scoliosi,
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Artrosi precoce.
Test per la displasia congenita dell’anca
Per la diagnosi bisogna considerare:
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La storia clinica,
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I fattori di rischio,
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La mobilità dell’anca,
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La lassità e l’instabilità che si vede anche nei primi giorni.
Quando fare la valutazione?
Il bambino dev’essere valutato nudo per capire se ci sono delle anomalie.
Dev’essere tranquillo e non deve piangere, meglio dopo mangiato.
Il bimbo dev’essere esaminato su un piano rigido perché serve un punto fermo per la valutazione del bacino.
È necessario verificare se il neonato riesce ad abdurre le anche (allontanare le ginocchia) correttamente e in modo simmetrico.
Le manovre fondamentali a tal proposito, che può fare sia l’ortopedico che il pediatra, sono:
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La manovra di Ortolani
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La manovra di Barlow.
Come fare la manovra di Ortolani?
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Si esegue con le anche e le ginocchia piegate a 90°,
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Il medico impugna le ginocchia ed effettua un movimento di abduzione (si aprono le anche),
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Se l’esaminatore sente uno scatto dell’anca con le dita appoggiate sul trocantere del femore significa che la testa femorale rientra nell’articolazione passando sopra alla cartilagine dell’acetabolo.
Guarda i test in questo bellissimo video, anche se è in inglese si capisce bene.
Come fare la manovra di Barlow?
La manovra di Barlow permette di valutare un’anca per volta:
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Con il neonato supino (a pancia in su) si flettono le cosce ad angolo retto rispetto al bacino,
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Si afferrano le ginocchia con il palmo della mano,
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Si appoggia il pollice lungo il lato interno della coscia e il medio su quello esterno a livello del grande trocantere del femore (parte superiore esterna),
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Si avvicinano le cosce e si portano verso la linea mediana,
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Si effettua una leggera pressione sul ginocchio verso l’anca.
-
La manovra è positiva se provoca l’uscita della testa del femore dalla sua sede naturale e produce uno scatto che si sente con il dito medio (“segno dello scatto in uscita”).
Come fare il test di Galeazzi
Il segno di Galeazzi è un altro indicatore della lussazione dell’anca.
- Si mette il bambino supino,
- Si piegano entrambe le anche e le ginocchia.
- Il test è positivo se l’altezza raggiunta dalle ginocchia è diversa.
In aggiunta, ci sono dei segni clinici che possono orientare verso la diagnosi di DEA:
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Difficoltà nell’adbuzione dell’anca (allontanamento delle cosce)
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Pieghe della pelle non simmetriche
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Arti inferiori di diversa lunghezza,
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Andatura anserina (a papera) bilaterale,
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Segno di Trendelemburg: normalmente, un soggetto sano in piedi su una gamba sola ha il bacino pari, ma se c’è debolezza muscolare dei glutei oppure se l’anca è lussata il bacino tende a cadere da un lato.
In tal caso si parla di segno di Trendelemburg positivo e l’andatura associata è di tipo anserino (il bacino oscilla durante la deambulazione).
Le anche devono essere riesaminate durante le visite di controllo dopo:
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2 settimane,
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2 mesi,
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4 mesi,
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6 mesi,
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9 mesi,
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1 anno di età.
Stadi della displasia congenita all’anca
In base all’angolo α (che indica la pendenza dell’acetabolo) si possono definire quattro gruppi/stadi principali.
Stadio | Caratteristica |
I | Matura |
II | Immatura |
III | Leggermente decentrata |
IV | Lussata |
La classificazione è considerata valida dopo i 3 mesi di età.
Terapia per la displasia congenita dell’anca
Il decorso di questa patologia è variabile, dipende dal tipo e dallo stadio della displasia:
-
Si può risolvere spontaneamente,
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Può evolvere in fibrosi.
A cosa serve la terapia?
L’obiettivo è favorire la maturazione dell’anca in una posizione corretta nei neonati e bambini piccoli.
Per mantenere la testa del femore centrata, per un certo periodo è necessario mantenere l’anca:
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In flessione (piegata) di 90°,
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Abdotta oltre i 70° (con le cosce divaricate),
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Ruotata all’interno oltre i 70°.
Si può utilizzare un cuscino divaricatore o il tutore Atti-Ferrara nel primo periodo.
Il doppio pannolone è sostanzialmente inutile (si viene a creare solo un ingombro centrale, le anche non rimangono aperte).
Altri due tutori utilizzati sono:
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Milgram,
-
Pavlik.
Quest’ultimo si usa poco, imbraca il bambino dalle spalle in giù, tenendo le anche aperte.
Qual è il ruolo delle ortesi?
Le ortesi (come quella Erlanger, Thübinger o Pavlik) tengono l’anca in posizione di abduzione e flessione (piegamento).
Il tutore:
- Stabilizza l’articolazione,
- Favorisce l’allineamento corretto,
- Permette il movimento.
La posizione in abduzione con il tutore genera una pressione del femore contro l’acetabolo che favorisce la formazione di un acetabolo più profondo.
Bisogna tenere il tutore:
- Tutto il giorno,
- Per 12 settimane,
- Sotto ai vestiti (permette di usare il pannolino).
Queste ortesi rappresentano la terapia principale nei neonati perché favoriscono lo sviluppo di un normale margine esterno dell’acetabolo.
Vediamo cosa fare nei due casi possibili:
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In caso di anca sublussata/lussata ma riducibile, il medico effettua la riduzione, dopo si utilizza un tutore o un gesso in abduzione per bloccare l’articolazione.
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Se l’anca non è riducibile con il metodo classico, bisogna procedere con una riduzione lenta e progressiva. Non si può addormentare il bambino come se fosse un adulto.
La riduzione brusca e rapida può provocare la necrosi della testa del femore.
Successivamente bisogna immobilizzare l’articolazione con gesso e/o un tutore ortopedico.
In genere prima dei 4 mesi di vita non si utilizza il gesso, ma solo dei tutori per dare il tempo allo scheletro e all’articolazione di maturare.
Il gesso si mette dopo i 4 mesi perché la crescita è un po’ più lenta.
Cosa succede dopo aver messo il tutore?
La posizione dell’anca dev’essere confermata dopo l’applicazione dell’ortesi con una radiografia in proiezione antero-posteriore.
Il bambino dev’essere esaminato a intervalli regolari per garantire la riduzione.
L’ortesi dev’essere tenuta per almeno sei settimane.
Per ultimo, se nonostante queste terapie la displasia rimane, si procede ad interventi correttivi sullo scheletro come l’osteotomia del bacino o del femore per mantenere centrata la testa del femore e per aumentare la copertura dell’acetabolo.
Il 91.5% dei pazienti di uno studio di Nakamura et al. (2007) ha avuto dei risultati soddisfacenti con questa terapia.
La ricerca è stata fatta su 115 pazienti che avevano un età media di 4,8 anni e usavano il tutore Pavlik.
Solo il 16.9% dei pazienti ha subito un intervento chirurgico per la displasia residua.
Il controllo dei risultati è avvenuto dopo 16 anni in media (da 14 a 32).
La necrosi della testa del femore è avvenuta nel 12.3% dei casi.
In conclusione:
La necessità di identificare e trattare questi casi appena possibile serve per evitare un’evoluzione del disturbo con:
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Lussazione,
-
Sublussazione,
-
Displasia dell’acetabolo.
E se il paziente adulto ha dolore?
Negli adulti che hanno dolore inguinale, il chirurgo può consigliare una protesi d’anca.
Dopo l’intervento di protesi d’anca, il paziente rimane in ospedale per circa 2 settimane in cui è controllato ed effettua la fisioterapia e la riabilitazione.
La cosa più importante è recuperare la capacità di camminare, poi bisogna:
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Migliorare l’ampiezza di movimento,
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Rinforzare i muscoli che si sono atrofizzati (rimpiccioliti) a causa dell’immobilità.
Il paziente deve continuare gli esercizi a casa o in uno studio di fisioterapia per recuperare completamente.
Guarda l’articolo sugli esercizi
Tempi di recupero
Dopo tre-sei mesi, la retrazione dei tessuti molli (muscoli, tendini, legamenti) limita il movimento dell’anca anche se è lussata (Barlow 1962).
L’applicazione di un’ortesi dev’essere seguita da un esame clinico bisettimanale e, se necessario, dall’ecografia.
Quanto tempo bisogna tenere l’ortesi?
Se la lussazione dell’anca si riduce tre settimane dopo l’applicazione dell’ortesi, il paziente può continuare a indossarlo per altre tre settimane.
Dopo sei settimane, l’ortesi è rimossa e il medico esamina l’anca fisicamente e mediante l’ecografia.
Se la posizione dell’anca è corretta, l’utilizzo dell’ortesi può essere interrotto.
Conclusione
Ok, ora hai visto come riconoscere la displasia dell’anca e cosa fare.
Ora mi piacerebbe sapere da te…
Hai qualche domanda sull’argomento di cui ti ho parlato?
Lascia un commento qui sotto.
Leggi anche:
Bibliografia:
- Diagnosi e trattamento della Displasia Evolutiva dell’Anca Metodo di Graf pag.62, Trazione a Cerotto pag 33.
- Barlow T G. Early diagnosis and treatment of dislocation of the hip. J Bone Joint Surg Br. 1962;44:292–301.
- Robert Turner, Eilish O’Sullivan, and Jaime Edelstein. Hip dysplasia and the performing arts: is there a correlation? Curr Rev Musculoskelet Med. 2012 Mar; 5(1): 39–45.
- Randall T. Loder and Elaine N. Skopelja. The Epidemiology and Demographics of Hip Dysplasia. ISRN Orthop. 2011; 2011: 238607.
- Nunley RM, Prather H, Hunt D, Schoenecker PL, Clohisy JC. Clinical presentation of symptomatic acetabular dysplasia in skeletally mature patients. J Bone Joint Surg Am. 2011 May; 93 Suppl 2():17-21.
- Pavel Kotlarsky, Reuben Haber, Victor Bialik, and Mark Eidelman. Developmental dysplasia of the hip: What has changed in the last 20 years? World J Orthop. 2015 Dec 18; 6(11): 886–901.
- Clinical practice guideline: early detection of developmental dysplasia of the hip. Committee on Quality Improvement, Subcommittee on Developmental Dysplasia of the Hip. American Academy of Pediatrics. Pediatrics. 2000 Apr; 105(4 Pt 1):896-905.
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- Aronsson DD1, Goldberg MJ, Kling TF Jr, Roy DR. Developmental dysplasia of the hip. Pediatrics. 1994 Aug;94(2 Pt 1):201-8.
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- Harding MG, Harcke HT, Bowen JR, Guille JT, Glutting J. Management of dislocated hips with Pavlik harness treatment and ultrasound monitoring. J Pediatr Orthop. 1997 Mar-Apr; 17(2):189-98.
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- Nakamura J, Kamegaya M, Saisu T, et al. Treatment for developmental dysplasia of the hip using the Pavlik harness: long-term results. J Bone Joint Surg Br. 2007;89:230–5.