Oggi ti spiego la terapia per la lesione meniscale, quando bisogna fare l’intervento chirurgico, quali tipi di operazione ci sono e i tempi di recupero.
Quindi, se hai un problema al menisco, ti piacerà.
Ok, Iniziamo!
Terapia iniziale per la lesione del menisco
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I primi due giorni dopo l’infortunio bisogna effettuare il protocollo RICE:
- Riposo,
- Ghiaccio,
- Compressione,
- Elevazione.
Questo serve per ridurre il dolore e il gonfiore.
Non sono un fanatico del Ghiaccio, soprattutto perché in tanti sbagliano ad applicarlo, ma sicuramente tenere il ginocchio in alto può aiutare contro il gonfiore.
Il ghiaccio va tenuto per 20 minuti 3 volte al giorno, la crioterapia applicata per alcune ore consecutive è controproducente.
Le stampelle sono consigliate per appoggiare meno peso sul menisco lesionato.
Ma a parte i primi giorni, io le userei solo se assolutamente necessario.
In fase acuta il medico può prescrivere dei farmaci antinfiammatori non steroidei per ridurre il dolore e il gonfiore.
Terapia per la rottura del menisco
Trattamento conservativo
I trattamenti non chirurgici per le lesioni meniscali sono stati studiati molto.
In particolare per le lesioni degenerative.
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È stato dimostrato che l’esercizio fisico:
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Migliora il funzionamento del ginocchio,
-
Riduce il dolore articolare (Börjesson et al. – 1996).
Herrlin et al. (2007) hanno esteso questa teoria ai pazienti con lesioni meniscali mediali degenerative.
Quasi due terzi dei pazienti con rotture degenerative del menisco presentano una rottura asintomatica (senza dolore) nell’altro ginocchio.
Hanno effettuato uno studio con novanta pazienti di mezza età che non hanno avuto:
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Traumi,
-
Distorsioni.
La ricerca mostra i risultati della cura in due gruppi:
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Il primo è dei pazienti che hanno effettuato la meniscectomia parziale in artroscopia + esercizio riabilitativo supervisionato,
-
Il secondo fatto da pazienti che hanno effettuato solo gli esercizi di riabilitazione supervisionati da un fisioterapista (senza intervento).
Gli obiettivi degli esercizi di fisioterapia erano:
-
Migliorare la forza muscolare,
-
Aumentare la flessibilità e la propriocezione.
La durata è di otto settimane.
Il controllo è stato fatto a otto settimane e a 6 mesi. Al follow-up sono stati riscontrati miglioramenti significativi in tutti i risultati.
Senti senti, i risultati dei due gruppi sono simili, quindi l’intervento non ha dato risultati migliori.
Quindi, gli autori consigliano di iniziare con la fisioterapia e se non basta si può intervenire.
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Il trattamento conservativo consiste in:
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Fisioterapia (cioè rafforzamento muscolare),
-
Perdita di peso,
-
Farmaci antinfiammatori non steroidei e iniezioni intra-articolari (Ayhan et al. – 2014).
I benefici della fisioterapia sono:
- Prevenire l’indebolimento della muscolatura,
- Miglioramento dell’ampiezza di movimento,
- Aumento della circolazione sanguigna,
- Miglioramento della coordinazione e quindi si correggono gli squilibri muscolari.
Molti pensano che serva un tutore, in realtà serve a scaldare la zona e quindi dare un po’ di sollievo.
La terapia conservativa dev’essere sempre tenuta in considerazione se non ci sono blocchi meccanici del ginocchio.
Infatti, ci sono studi scientifici che mostrano un miglioramento o la sparizione dei sintomi nella maggioranza dei pazienti in 6 mesi senza intervento (Hede et al. – 1990).
E questo anche senza terapie!
Anche uno studio di Rimington et al. (2009) conferma questo approccio.
La maggior parte dei casi degenerativi risponde bene al trattamento conservativo con terapia fisica e farmaci antinfiammatori.
Allora, qualche paziente a questo punto mi chiederà:
Non faccio prima a togliermi il dente invece di procrastinare?
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Se pensi che l’intervento sia una passeggiata, forse dovresti parlare a qualche paziente operato.
Lo so, l’ortopedico ti ha detto che esci dall’ospedale io giorno dell’intervento, ma forse non ti ha detto che:
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Ti farà male per 2 settimane,
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Per almeno una settimana non riuscirai a camminare senza stampelle,
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Per i primi 15 giorni il ginocchio non si piegherà oltre 100°,
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Avrai bisogno di una mano e non potrai guidare per un po’.
E per le lesioni traumatiche o da distorsione del ginocchio?
Le lesioni traumatiche sono più frequenti nei pazienti giovani.
Questi possono beneficiare più spesso del trattamento chirurgico.
Tuttavia, se non ci sono blocchi articolari, è sempre meglio provare prima un trattamento non chirurgico.
La meniscectomia parziale in artroscopia delle lesioni degenerative non è una terapia economica rispetto al solo trattamento conservativo.
Per quanto riguarda le rotture traumatiche, ci sono diversi fattori da valutare prima di proporla al paziente.
Di norma, è molto probabile che le rotture piccole, esterne e stabili siano trattate con:
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Fisioterapia,
-
Farmaci.
Tutore e bendaggi per la lesione del menisco
Alcuni atleti indossano una ginocchiera quando riprendono l’attività sportiva oppure attaccano il nastro di kinesio taping sotto la rotula per sostenerla.
Questi rimedi non sono sbagliati perché danno un senso di protezione, però bisogna abbandonare questi supporti prima possibile per evitare che diventi una dipendenza psicologica.
Ci sono pazienti che dopo alcuni anni dalla lesione continuano ad indossare bende e ginocchiere.
Differenza tra adulti e bambini
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I menischi degli adulti sono formati da tessuto fibrocartilagineo non vascolarizzato, tranne il contorno periferico, questo spiega perché non è possible la rigenerazione.
Nei bambini invece il sangue nutre il menisco, infatti i minori di 16 con una piccola lesione esterna possono guarire perché il corpo è in grado di riparare il danno.
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Intervento chirurgico per la lesione al menisco
Si tratta della terapia che si effettua di solito in caso di lesione traumatica (per una distorsione o un movimento brusco).
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Ci sono due possibilità di trattamento chirurgico di una lesione del menisco:
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Riparazione,
-
Meniscectomia (rimozione del menisco).
Purtroppo ci sono pochi studi scientifici che confrontano:
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La riparazione chirurgica,
-
Un trattamento non chirurgico.
La meniscectomia parziale è stata la terapia di scelta per tanto tempo, ma ci sono due conseguenze di cui tenere conto:
-
Modifica la biomeccanica del ginocchio (il modo in cui si muove),
-
Favorisce l’artrosi precoce.
Più tessuto si asporta, più grave è l’artrosi che si svilupperà.
La meniscectomia ha più conseguenze rispetto alla riparazione, ma si sceglie quando:
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La lesione è nella zona interna e poco vascolarizzata (qui la riparazione non va a buon fine perché non arriva il sangue per rigenerare il menisco),
-
In caso di fallimento della riparazione fatta in precedenza.
Intervento di riparazione del menisco
La lesione del menisco si può riparare?
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Per risponderti, premetto che nel menisco ci sono due zone:
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Vascolarizzata (zona rossa),
-
Non vascolarizzata (zona bianca).
In pratica il terzo periferico (area più esterna) è vascolarizzato mentre nei due terzi interni non arriva il sangue.
Da un punto di vista biologico, le lesioni nel terzo periferico hanno maggiori probabilità di guarire rispetto a quelle nel terzo centrale.
Questa ipotesi è stata confermata da numerosi studi sperimentali.
Gli studi clinici hanno anche mostrato più casi di guarigione nelle lesioni periferiche.
Più esterna è la rottura, maggiore è il tasso di guarigione.
Tuttavia, l’estensione alla zona avascolare non è una controindicazione assoluta e sono stati riportati tassi di guarigione fino all’87%, specialmente in pazienti giovani e quelli che avevano contemporaneamente la lesione del crociato anteriore.
Se eseguita con concomitante riparazione del crociato anteriore, una lesione del menisco a manico di secchio e le ossa non sviluppate (negli adolescenti) è un fattore di rischio significativo per l’insuccesso della riparazione del menisco.
Nei pazienti cronici, la riparazione delle lesioni a manico di secchio ha meno successo, ma evita lo sviluppo dell’artrosi che si vede dopo la meniscectomia (Vaquero-Picado et al. – 2018).
La comparsa dei primi segni di artrosi è rara, il che suggerisce un effetto protettivo sulla cartilagine del menisco riparato (Pujol et al. – 2013).
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La lesione del corno posteriore del menisco mediale provoca:
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Un aumento della pressione sul punto di contatto,
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Un’alterazione del movimento del menisco.
La riparazione della lesione riporta la pressione alla normalità.
La meniscectomia parziale non ripristina la funzionalità completa ed è probabile che velocizzi la degenerazione articolare (Magee et a. – 2003).
Questo intervento può favorire l’artrosi al ginocchio precoce perché il carico corporeo non appoggia più su entrambi i menischi che ricoprono la superficie articolare della Tibia.
L’intervento si effettua in anestesia locale.
Quando è indicata la riparazione del menisco?
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In passato si pensava che l’intervento doveva essere fatto prima possibile, al massimo 6 settimane dopo il trauma (Laible et al. – 2013). Tuttavia, oggi le ultime ricerche mostrano che anche le lesioni croniche possono essere operate in questo modo.
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Se la lesione è di grandi dimensioni o di tipo “manico di secchio” bisogna provare a riparare per conservare più menisco possibile, ma solo in fase acuta (prime 6 settimane dall’intervento).
-
Dopo il fallimento di una precedente riparazione del menisco, si può riprovare con lo stesso intervento. Nel 79% dei casi c’è la risoluzione del problema (Krych et al. 2016).
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Non tutti possono fare questo intervento, è necessario:
-
Un’attenta selezione del paziente,
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L’esecuzione del programma di riabilitazione post-intervento,
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Utilizzo di stampelle o bastoni canadesi per 4-6 settimane.
Quali sono i risultati della riparazione del menisco?
La riparazione meniscale mostra un successo dell’80% a 2 anni ed è più adatta nei pazienti più giovani con lesioni riducibili che sono periferiche e di tipo orizzontale o longitudinale.
Le lesioni complesse e con un bordo > 3 mm sono i fattori che aumentano il rischio di fallimento dopo la riparazione chirurgica.
Le lesioni a manico di secchio hanno meno potenziale di guarigione, ma si dovrebbe provare la riparazione per evitare una meniscectomia subtotale se:
-
Sono lesioni molto recenti,
-
Colpiscono il terzo periferico.
Per quanto riguarda la riparazione del menisco, molti studi hanno dimostrato la sua superiorità rispetto alla meniscectomia parziale:
- Sulla prevenzione della progressione dell’artrosi,
- Sul dolore,
- Sulla funzionalità a lungo termine.
Lesione del menisco degenerativa negli anziani
Gli studi scientifici mostrano che le lesioni degenerative (non causate da traumi o distorsioni) nei pazienti più anziani senza sintomi meccanici possano essere efficacemente trattate in modo non operatorio con un programma di terapia fisica.
Anche se in seguito questi pazienti necessiteranno di meniscectomia, avranno gli stessi risultati di quelli operati subito.
La lesione del corno posteriore del menisco mediale è fortemente correlata con:
-
L’età,
-
L’indice di massa corporea (obesità).
Una terapia a base di analgesici ed esercizi con la supervisione del fisioterapista danno ottimi risultati a breve termine (Neogi et al. – 2013) nei seguenti parametri:
-
Sintomi,
-
Funzionalità del ginocchio.
Lesione del menisco con rottura del crociato anteriore
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Molte lesioni traumatiche del menisco sono associate a una rottura dell’ACL (crociato anteriore).
È stato riportato un aumento del tasso di guarigione quando si eseguono insieme la riparazione meniscale e la ricostruzione del crociato rispetto alla riparazione meniscale isolata.
In uno studio condotto da Espejo-Reina et al. (2014), è stata valutata la guarigione di una rottura a manico di secchio.
Tutti i casi con la ricostruzione contemporanea dell’ACL sono guariti, mentre non è stato guarito fino al 50% delle lesioni meniscali isolate.
Duchman et al. Ha fatto uno studio sui pazienti con una piccola lesione del menisco nella parte esterna e rottura contemporanea del crociato anteriore.
Senza operare il menisco, oltre il 95% dei pazienti ha risolto senza la necessità di un nuovo intervento chirurgico sul menisco laterale.
Quindi il medico raccomanda la riparazione se il paziente è sottoposto anche a una ricostruzione del crociato anteriore, anche se la lesione è stabile.
In caso di intervento per il crociato anteriore e riparazione del menisco con lesione a manico di secchio, si può fare la riparazione del menisco anche nella zona avascolare (dove non arriva il sangue).
Il menisco dev’essere riparato nei pazienti operati al crociato anteriore perché influisce sulla stabilità del ginocchio.
Infatti, la lesione del menisco mediale aumenta lo spostamento in avanti della tibia.
Quando fare la meniscectomia?
La riparazione può andare a buon fine nei giovani, ma in un ginocchio degenerato i risultati non sono soddisfacenti.
Per questo tipo di pazienti, si consiglia di solito una meniscectomia parziale per dare parziale sollievo dai sintomi, anche se:
-
Il dolore da artrite rimane,
-
L’intervento non blocca la progressione dell’artrosi.
Questo dovrebbe far pensare al reale legame tra lesione del menisco e dolore!
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Le lesioni oblique provocano il ripiegamento di lembi instabili e quindi di solito il paziente ha dei sintomi meccanici (per esempio un click o blocco durante i movimenti).
Per questo tipo di rottura serve l’asportazione della parte rotta per impedire la propagazione dello strappo durante il piegamento del ginocchio.
Le lesioni complesse o degenerative possono essere caratterizzate da più lesioni di tipo diverso.
Sono più frequenti negli anziani.
Ci sono studi contrastanti sulle conseguenze della meniscectomia e dell’intervento di riparazione meniscale.
In particolare, sull’artrosi.
Dato che non è possibile sapere quanta artrosi si sarebbe sviluppato con e senza intervento, si possono solo fare delle ipotesi.
Ma l’artrosi non dipende solo dal menisco, per esempio ci sono altri fattori come l’obesità (Neogi et al. – 2013).
Il debridement meniscale (rimozione della parte danneggiata) in artroscopia non dà vantaggi nelle persone di mezza età, anche se non hanno artrosi (Khan et al. – 2014).
Quindi, la prima terapia da provare è quella conservativa.
I pazienti con sintomi meccanici (blocchi o scrocchi) possono avere beneficio dalla meniscectomia parziale artroscopica, ma non è una garanzia di successo, soprattutto se ci sono altri disturbi articolari (Howell et al. – 2014).
Generalmente il paziente ha anche l’artrosi (Mordecai et al. – 2014).
- Oggi l’intervento più frequente è la meniscectomia parziale o selettiva, in questo caso, si asportano dal ginocchio tutti i frammenti del menisco e si regolarizza la parte rimanente. Quest’operazione modifica l’articolazione del ginocchio e il controllo posturale rispetto a prima della lesione. È necessario un programma di riabilitazione, rinforzo muscolare e rieducazione propriocettiva.
È fondamentale preservare la parte di menisco non danneggiata per non sviluppare l’artrosi precocemente, quindi si cerca di evitare una meniscectomia totale.
Risultati della meniscectomia parziale
La meniscectomia parziale ha meno probabilità di funzionare se:
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C’è una lesione grande della cartilagine,
-
Le condizioni di forma pre-intervento sono scarse.
I risultati sono generalmente ottimi se:
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Il paziente ha meno di 40 anni,
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I sintomi sono presenti da meno di un anno,
-
Non ci sono sintomi che provengono dalla patella,
-
Non c’è degenerazione articolare,
-
Non ci sono lesioni legamentose (Katz et al. 1992).
Meniscectomia totale
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La meniscectomia totale consiste nella rimozione di tutto il menisco, anche quest’intervento si esegue in artroscopia.
Northmore-Ball et al. (1983) Hanno fatto uno studio su 219 ginocchia confrontando:
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Meniscectomia parziale artroscopica,
-
Meniscectomia aperta, parziale o totale.
Hanno riferito che il 90% dei pazienti ha avuto una soddisfazione buona o eccellente a seguito di meniscectomia parziale artroscopica rispetto al solo 68% che aveva una meniscectomia totale aperta dopo 4,3 anni di follow-up.
Complicazioni della meniscectomia del menisco
Ci sono pochissime complicanze a breve termine.
Tuttavia, la meniscectomia:
- Aumenta l’instablità del ginocchio,
- Accelera la degenerazione della cartilagine,
Trapianto di menisco
Il trapianto di menisco da donatore è un eventualità da considerare solo nel caso in cui è necessaria una meniscectomia totale.
L’allotrapianto meniscale (da un altro individuo) è un intervento chirurgico impegnativo che viene utilizzato come ultima risorsa per i pazienti che soddisfano severi criteri (requisiti).
i pazienti però devono:
- Avere meno di 40 anni,
- Essere motivati,
- Non avere artrosi,
- Avere il ginocchio stabile.
Non sono interventi molto frequenti perché non ci sono tanti menischi da impiantare.
L’aspetto positivo è che il menisco non dà rigetto, ma i tempi di recupero sono più lunghi rispetto a una meniscectomia.
Il candidato ideale per sottoporsi a trapianto dev’essere:
- Giovane maschio di peso normale,
- Senza precedenti interventi al ginocchio,
- Trattato con un accesso chirurgico al menisco di tipo laterale.
E le ultime terapie?
PRP
Ci sono sempre nuove terapie, infatti, la medicina è in continuo aggiornamento.
Tra queste, ultimamente si sente parlare spesso del PRP.
Si tratta di plasma ricco di piastrine che si ottiene centrifugando il sangue.
Le iniezioni di questa sostanza causano il rilascio di diversi fattori di crescita.
Ci sono pochi studi scientifici che non hanno mostrato risultati significanti.
Cellule staminali
La terapia con cellule staminali è utilizzata per stimolare la riparazione del menisco.
Si tratta di una terapia sicura che può:
- Aumentare il volume del menisco,
- Ridurre il dolore.
Tuttavia, non ci sono abbastanza studi per supportare l’utilità di questa terapia.
Quali sono le possibili complicazioni dell’intervento?
A breve termine può capitare:
- Un‘infezione,
- Un ematoma,
- Tutte le complicanze sistemiche dovute all’immobilità, per esempio una trombosi venosa profonda.
Per evitare la formazione di coaguli nelle gambe, il medico prescrive dei farmaci anticoagulanti.
A medio termine può avvenire:
- La necrosi del condilo femorale o del piatto tibiale,
- Il mancato recupero della normale ampiezza del movimento (range of motion),
- Nuove distorsioni.
Quali sono i tempi di recupero post intervento chirurgico al menisco? La prognosi
L’intervento si effettua in day hospital, non è previsto il ricovero in ospedale.
L’assenza dal lavoro e dall’attività agonistica dipende soprattutto:
- Dal tipo di intervento,
- Da quale menisco si è lesionato.
Tempi di recupero dopo una meniscectomia parziale
La convalescenza dopo meniscectomia selettiva o parziale è minore rispetto a:
- Meniscectomia totale,
- Sutura meniscale.
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Se il menisco operato è quello mediale, in caso di meniscectomia parziale, si può tornare all’attività sportiva anche dopo 2/3 settimane.
Lo stesso intervento eseguito sul menisco laterale comporta dei tempi di guarigione molto più lunghi, fino a 2 mesi.
Una riabilitazione accelerata può creare dei danni alla cartilagine.
Appena il chirurgo toglie i punti di sutura, si può nuotare.
Tempi di recupero dopo una meniscectomia totale o una sutura meniscale
In caso di meniscectomia totale o sutura del menisco mediale, bisogna aspettare circa un mese per tornare ad appoggiare completamente il peso senza stampelle ed almeno 2 settimane per tornare ad un lavoro sedentario.
Se si svolge un lavoro in piedi dovrà passare almeno un mese e mezzo.
Lo stesso periodo è necessario per ritornare all’attività sportiva.
Nel caso in cui oltre alla lesione del menisco ci fosse anche la lesione dei legamenti (ad es. la triade infausta, cioè la rottura del menisco, di un collaterale e del crociato anteriore) oppure della cartilagine, i tempi di recupero indicati prima potrebbero non essere sufficienti e sarà necessario un periodo di riabilitazione più lungo.
Leggi anche:
- Lesione al menisco, sintomi e cause
- Riabilitazione dopo intervento al menisco
- Frattura del femore – intervento chirurgico
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