In questo articolo ti spiego quali sostanze contengono gli alimenti che provocano l’infiammazione, anche alle articolazioni.

Togliendo questi alimenti dall’alimentazione, molte persone hanno risolto i loro disturbi.

Quindi, questa guida ti sarà molto utile.

Ok, Iniziamo!

Tutti sappiamo che l’alimentazione:

  • Influisce sulla salute,
  • Interagisce con i farmaci.

Per questo, ti consiglio di parlare con il medico prima di cambiare alimentazione.

Vediamo ora quali alimenti possono causarti dei sintomi.

Alimenti-che-Causano-l'Infiammazione

Tuttavia, molti non sanno che alcuni alimenti possono infiammare le articolazioni.

Ho deciso di fare questo articolo dopo un’esperienza personale.

Infatti, io notavo che in certi giorni avevo un’infiammazione alle falangi delle dita della mano.

In pratica, le articolazioni più vicine alle unghie di 3 dita diventavano:

  • Rosse,
  • Dolenti,
  • Gonfie,
  • Calde.

Dato che mi interessa molto questo argomento, ho cercato di fare attenzione a quello che mangiavo quando mi succedeva.

Infiammazione alle dita e alimentazione

E ho notato che capitava soprattutto in due occasioni:

  • Quando mangiavo molte mandorle,
  • Quando mangiavo il tonno troppo spesso (almeno 2 volte a settimana) e in discrete quantità (circa 3 etti), anche se fresco.

Ora ti spiego perché e come utilizzare queste informazioni per provare a risolvere i tuoi problemi di infiammazione.

Infatti, se continui a mangiarli, anche con i farmaci antinfiammatori:

  • Non risolverai il problema,
  • Svilupperai probabilmente degli effetti collaterali.

 

Istamina e infiammazione

Perché l’istamina causare infiammazione?

Spiegazione tecnica

Ci sono alcune sostanze che generalmente hanno un effetto pro-infiammatorio (favoriscono l’infiammazione) nell’organismo:

  • Citochine,
  • Istamina,
  • Bradichinina,
  • Prostaglandine,
  • Leucotrieni.

L’istamina provoca sintomi come allergie e ha un effetto che dipende dalla sua interazione con i quattro recettori (proteine della membrana cellulare) dell’istamina nelle cellule.

Perché provoca queste reazioni?

L’istamina influenza l’infiammazione perché attiva dei percorsi all’interno delle cellule immunitarie che inducono la produzione di:

  • Mediatori infiammatori (sostanze che intensificano e prolungano la risposta infiammatoria),
  • Citochine.

Per chi non ha studiato medicina, favorisce la produzione di sostanze che provocano l’infiammazione.

L’istamina:

  • Provoca vasodilatazione (dilatazione dei vasi sanguigni),
  • Aumenta la permeabilità vascolare (permette alle cellule di attraversare la parete dei vasi sanguigni),
  • Può persino contribuire alle reazioni anafilattiche.

Inoltre, agisce anche su diverse funzioni biologiche, come:

  • La differenziazione cellulare (quando una cellula diventa specifica per un organo),
  • La proliferazione,
  • L’ematopoiesi (formazione delle cellule sanguigne),
  • La rigenerazione cellulare (Calvielli et al. – 2018).

 

Sintomi dell’intolleranza all’istamina

Un’intolleranza all’istamina può dare tanti sintomi, tra cui:

Piccole quantità di istamina non provocano sintomi, ma oltre un certo livello, la persona può sviluppare dei disturbi.

Alimenti ricchi di istamina

Quali sono gli alimenti ricchi di istamina? (Choi et al. – 2007)

  • Salsiccia,
  • Tonno,
  • Sgombro,
  • Costardella,
  • Maiale,
  • Spinaci,
  • Tè verde,
  • Arancia pelata,
  • Arachide,
  • Arancia,
  • Pomodoro,
  • Formaggio,
  • Banana,
  • Succo d’arancia,
  • Mandarino,
  • Uva,
  • Vino rosso,
  • Caffè,
  • Fragola,
  • Cacao.

Lo so, tutti li mangiamo perché molti sono deliziosi e altri sono molto semplici da preparare.

Per questo, spesso ci sono da cambiare le abitudini alimentari per eliminare l’origine dell’infiammazione.

In questo studio trovi una tabella (in inglese) con gli alimenti che contengono più istamina. (Chung et al. – 2011).

Perché ho l’intolleranza all’istamina?

Bhe, non è solo la quantità di istamina ingerita che provoca i sintomi.

L’intolleranza all’istamina è data dallo squilibrio tra:

  • Accumulo di istamina,
  • Capacità del corpo di scomporla.

Nelle persone sane, l’istamina degli alimenti è rapidamente detossificata dagli enzimi amminossidasi, in particolare:

  • Diaminossidasi,
  • N-metiltransferasi.

Chi ha un’attività ridotta di questi enzimi rischia la tossicità da istamina (Maintz  et al. – 2007).

In questo caso, un’alimentazione senza istamina o con piccolissime quantità è la terapia naturale più indicata.

 

Omega 6, Omega 3 e infiammazione

Gli acidi grassi polinsaturi Omega-6 e omega-3 sono precursori di potenti molecole chiamate “eicosanoidi”.

Queste hanno un ruolo importante nella regolazione dell’infiammazione.

Omega 6, Omega 3 e infiammazione

In generale, gli eicosanoidi derivati:

  • D​agli Omega-6 sono pro-infiammatori
  • Dagli Omega-3 sono antinfiammatori.

I cambiamenti alimentari negli ultimi decenni hanno portato a notevoli aumenti del rapporto Omega 6 / Omega 3.

In pratica si è arrivati ad almeno 15/1.

Questo ha contribuito ad aumentare la frequenza delle malattie infiammatorie croniche (Patterson et al. – 2012) come:

  • La steatosi epatica (fegato grasso),
  • Le malattie cardiovascolari,
  • L’obesità,
  • L’intestino irritabile,
  • L’artrite reumatoide.

Questi acidi grassi polinsaturi hanno tante funzioni biologiche, infatti regolano:

  • La pressione sanguigna,
  • La coagulazione del sangue,
  • Lo sviluppo e il funzionamento corretto del cervello e del sistema nervoso.

Inoltre, hanno un ruolo importante nella regolazione:

  • Immunitaria,
  • Dell’infiammazione.

Alimenti ricchi di Omega 6

Gli alimenti più ricchi di Omega 6 sono gli oli vegetali di:

  • Girasole,
  • Mais,
  • Arachidi,
  • Soia.

Tuttavia si trovano anche nei:

  • Cereali,
  • Grassi animali,
  • Pane integrale.

Gli alimenti più ricchi di omega 3 sono:

  • Verdure a foglia verde,
  • Semi di lino,
  • Olio di colza,
  • Salmone.

Oggi, le società industrializzate sono caratterizzate da un aumento del consumo di:

  • Grassi saturi,
  • Omega 6,
  • Acidi grassi trans.

Contemporaneamente c’è una riduzione complessiva dell’assunzione di Omega-3.

Gli acidi grassi rappresentano ora il 28–42% dell’energia totale consumata dalle popolazioni europee.

Invece, nella nutrizione dei nostri antenati, il consumo di acidi grassi era solo circa il 20-30% dell’energia totale.

Questo è dovuto soprattutto all’aumento del consumo di oli vegetali ricchi di omega 6.

Nel corso del 20° secolo, il consumo di oli vegetali è aumentato del 130% negli Stati Uniti.

Alcuni scienziati ritengono che alcuni oli vegetali, come l’olio di semi di soia, promuovano l’infiammazione a causa del loro altissimo contenuto di acidi grassi omega-6.

Qual è la conseguenza?

Quando ingeriamo molti Omega-6 e pochi Omega-3, si va verso una condizione:

  • Proinfiammatoria,
  • Protrombotica (è più facile sviluppare un trombo),
  • Di vasospasmo e vasocostrizione (contrazione dei vasi sanguigni),
  • Di maggior viscosità del sangue.

Inoltre, ci sono aumenti nell’incidenza di malattie infiammatorie come:

  • Malattie cardiovascolari,
  • Obesità,
  • Colon irritabile,
  • Artrite reumatoide,
  • Cancro,
  • Insulino-resistenza (le cellule non rispondono all’insulina).

Uno studio condotto da Hassan e Hanachi (che ha coinvolto 984 donne iraniane) ha mostrato che si può ridurre la probabilità di sviluppare la sindrome metabolica con un’alimentazione ricca di:

  • Frutta,
  • Legumi,
  • Verdure,
  • Cereali,
  • Pesce ricco di omega-3.

Artrite reumatoide

Artrite reumatoide

Uno studio tedesco pubblicato nella rivista scientifica Rheumatology International (2003) mostra che la riduzione dell’acido arachidonico (acido grasso polinsaturo Omega 6) migliora i sintomi dell’artrite reumatoide.

Inoltre, l’assunzione di acidi grassi omega 3 riduce l’attività dei fattori infiammatori che causano la distruzione della cartilagine articolare.

Tuttavia, ci sono anche visioni discordanti negli studi scientifici.

Infatti, secondo uno studio di Innes et al. (2018), mostra che una dieta ricca di Omega 6 non aumenta le sostanze infiammatorie.

Tuttavia, inibisce l’effetto antinfiammatorio indotto dagli Omega 3.

 

Zuccheri e infiammazione

Zuccheri e infiammazione

Uno studio di Schultz et al. (2015) ha mostrato gli effetti sui topi di una dieta ricca di:

  • Fruttosio (zucchero della frutta),
  • Saccarosio (zucchero).

Le conseguenze di questa dieta sono state l’aumento di:

  • Glicemia (zuccheri nel sangue),
  • Insulina (ormone che porta lo zucchero nelle cellule),
  • Leptina (ormone prodotto dal tessuto adiposo),
  • Adipochine infiammatorie,
  • Enzimi Epatici,
  • Colesterolo totale.

Inoltre, nel fegato c’erano:

  • Aree con maggior concentrazione di grasso,
  • Aree di infiammazione necrotica (cioè caratterizzata da morte cellulare).

Questi fenomeni sono tipici della steatosi epatica non alcolica.

Questi topi hanno mostrato anche un aumento della produzione:

  • Di grassi,
  • Di zuccheri.

Uno studio di Hu et al. (2014) ha mostrato questo dato: le donne che bevevano soda zuccherata avevano un aumento degli anticorpi legati all’artrite reumatoide.

L’alimentazione influenza la capacità degli Omega-3 di proteggere dallo sviluppo di:

  • Obesità,
  • Intolleranza al glucosio,
  • Infiammazione del tessuto adiposo.

Zuccheri e infiammazione

Alti livelli di saccarosio nell’alimentazione:

  • Contrastano l’effetto antinfiammatorio dell’olio di pesce nel tessuto adiposo,
  • Aumentano lo sviluppo dell’obesità nei topi.

In uno studio scientifico di Bruun et al. (2015), le persone che bevono 1 litro di coctail zuccherati al giorno per 6 mesi hanno un aumento dei livelli di acido urico nel sangue.

Il confronto è stato fatto con un gruppo di persone che bevevano:

  • Latte magro,
  • Cola dietetica,
  • Acqua.

Questo studio è registrato presso ClinicalTrials.gov –  NCT00777647.

 

Grassi trans e infiammazione

Grassi trans e infiammazione

I grassi trans artificiali sono probabilmente i grassi più malsani che puoi mangiare.

Sono creati aggiungendo idrogeno ai grassi insaturi (liquidi).

Così diventano solidi.

Sulle etichette degli ingredienti, i grassi trans sono spesso elencati come oli parzialmente idrogenati.

La maggior parte delle margarine contengono grassi trans.

Queste sono spesso aggiunte agli alimenti trasformati per prolungarne la durata.

L’ingestione di acidi grassi trans (TFA che si trova soprattutto negli oli vegetali parzialmente idrogenati è associata a un rischio maggiore di malattie cardiovascolari (Iwata et al. – 2011).

Questa relazione può essere spiegata da molti fattori tra cui:

  • L’effetto negativo sul funzionamento dell’endotelio (cioè le pareti interne degli organi),
  • La riduzione della biodisponibilità dell’ossido nitrico.

Una ricerca di Lopez-Garcia et al. (2005) mostra che una maggior ingestione di acidi grassi trans potrebbe influenzare negativamente la funzione delle pareti esterne delle cellule.

Questo spiega parzialmente perché i grassi trans aumentano il rischio cardiovascolare.

 

Carboidrati raffinati e infiammazione

Carboidrati raffinati e infiammazione

Mangiare carboidrati raffinati può causare infiammazione.

Secondo uno studio di Spreadbury del 2012, gli zuccheri hanno le seguenti conseguenze:

  • Effetti batterici sulla salute dei denti,
  • Favoriscono la formazione di un microbiota infiammatorio nell’intestino tenue.

Uno studio pubblicato sull’autorevole rivista scientifica BMJ nel 2018 mostra che l’utilizzo di carboidrati digeribili rapidamente e ad alto indice glicemico nelle nazioni sviluppate ha portato ad un aumento importante di:

  • Obesità,
  • Malattie cardiometaboliche.

Inoltre, le tradizionali diete a base di amido in  alcune nazioni in via di sviluppo hanno probabilmente contribuito all’aumento del rischio di malattie croniche.

La qualità dei carboidrati sembra essere più importante della quantità.

Infatti, alcuni alimenti sembrano protettivi, in particolare:

  • Le verdure non amidacee,
  • I frutti interi,
  • I legumi,
  • I chicchi di nocciolo.

 

Alcool in eccesso

È stato dimostrato che un moderato consumo di alcol ha alcuni benefici per la salute.

Tuttavia, quantità più elevate possono provocare diversi problemi.

Alcool in eccesso

Per esempio, uno studio di Oliveira et al. (2010) mostra che più alcool si beve, maggiori sono i livelli di:

  • Proteina C Reattiva,
  • Acido Urico (solo negli individui con un peso “normale”).

Cos’è?

Si tratta di una sostanza con un valore alto nel sangue in caso di gotta..

Perché l’alcool causerebbe l’infiammazione?

Spiegazione tecnica

Secondo uno studio pubblicato sull’autorevole rivista scientifica world journal of Gastroenterology, il metabolismo dell’alcool:

  • Provoca la produzione di H(2)O(2), cioè dei radicali liberi. Questi stimolano l’attivazione del fattore nucleare-κB che è un fattore chiave dell’infiammazione.
  • Provoca l’ipossia (riduzione dell’ossigeno) che può indurre la risposta infiammatoria.

Ma c’è un altro meccanismo.

Infatti, l’alcool stimola la traslocazione di lipopolisaccaridi attraverso l’intestino.

Questi sono componenti importanti della parete cellulare di tutti i batteri Gram-negativi.

Quindi, la penetrazione dei lipopolisaccaridi dall’intestino può imitare un’infezione batterica.

La conseguenza è una risposta infiammatoria acuta.

 

L’astinenza per 2 settimane o più è necessaria per il recupero della persona.

 

Carne e infiammazione

Carne e infiammazione

L’ingestione di carne trasformata è associato ad un maggior rischio di:

  • Malattie cardiache,
  • Diabete,
  • Cancro allo stomaco e al colon.

Tra i tipi di carne trasformata ci sono:

  • Salsiccia,
  • Pancetta,
  • Prosciutto,
  • Carne affumicata.

Rispetto alla maggior parte delle altre carni, la carne trasformata contiene prodotti della glicazione (AGE) più avanzati.

Cosa sono?

I prodotti della glicazione avanzata (AGE) sono composti dannosi che si formano quando proteine ​​o grassi si combinano con lo zucchero nel sangue.

Questo processo è chiamato glicazione.

Gli alimenti che sono stati esposti a temperature elevate tendono ad avere più AGE.

Ad esempio durante:

  • La cottura alla griglia,
  • La frittura.

Fortunatamente, il tuo corpo ha meccanismi per eliminare questi composti nocivi, in particolare:

  • Gli antiossidanti,
  • Gli Enzimi (proteine che facilitano alcuni processi all’interno delle cellule).

Le AGE si formano cucinando la carne e altri alimenti ad alte temperature.

Purtroppo causano l’infiammazione (Uribarri et al. – 2010).

Di tutte le malattie legate alla carne trasformata, il cancro al colon è la più correlata.

Un alimentazione ricca di carni lavorate, ma non di carni rosse, è associato a una maggiore incidenza di:

  • Malattia coronarica (le coronarie sono le arterie del cuore),
  • Diabete.

Al contrario, l’ingestione di carni rosse non trasformate non aumenta i rischi malattia coronarica e diabete.

In particolare, i livelli di conservanti, di sodio e nitrati sostanzialmente più elevati nelle carni processate potrebbero plausibilmente contribuire all’aumento del rischio di:

  • Malattie cardiovascolari,
  • Diabete.

Il sodio dietetico aumenta significativamente la pressione sanguigna.

Inoltre, l’ingestione abituale può anche aumentare la rigidità dei vasi sanguigni.

I nitrati e i loro sottoprodotti (ad es. Perossinitrite):

  • Favoriscono l’aterosclerosi e la disfunzione dei vasi sanguigni,
  • Riducono la secrezione di insulina,
  • Compromettono la tolleranza al glucosio.

Inoltre, la streptozotocina è un composto che favorisce la comparsa del diabete.

Ad esempio, una revisione sistematica del World Cancer Research Fund e dell’American Institute for Cancer Research ha concluso che sia l’ingestione di carne “rossa” che di quella trasformata hanno aumentato il cancro colorettale

Tuttavia, le carni “rosse” considerate negli studi erano la somma delle carni non trasformate e trasformate.

 

Come fare a ridurre gli AGE?

Come fare a ridurre gli AGE

La formazione di nuovi AGE durante la cottura è stata impedita dall’aminoguanidina, un composto inibitore dell’AGE, che è stato significativamente ridotto mediante:

  • Cottura con calore umido,
  • Tempi di cottura più brevi,
  • Cottura a temperature più basse,
  • Uso di ingredienti acidi come succo di limone o l’aceto.

Il consumo di diete ricche di AGE da parte dei topi è associato a disturbi come:

  • L’aterosclerosi,
  • La malattia renale.

La riduzione degli AGE:

  • Previene la disfunzione vascolare e renale,
  • Previene il diabete di tipo 1 o di tipo 2,
  • Migliora la sensibilità all’insulina,
  • Accelera la guarigione delle ferite.

Nella seguente tabella (in inglese) trovi il contenuto di AGE negli alimenti: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3704564/table/T1/

Qui, si vede che gli alimenti con più AGE sono:

  • Carne (soprattutto se fritta, arrostita o cotta ad alte temperature),
  • Oli vegetali (grassi liquidi), in particolare olio di sesamo e arachidi, ma anche l’olio d’oliva,
  • Burro e margarina,
  • Frutta con guscio (in particolare anacardi e arachidi),
  • Formaggi trasformati e stagionati, crema di formaggio,

Tra gli alimenti con una minor quantità di AGE ci sono:

  • Patate,
  • Riso,
  • Frutta,
  • Verdura,
  • Formaggi a basso contenuto di grassi (come la ricotta).

Gli alimenti ricchi di carboidrati contengono generalmente meno AGE perché:

  • Hanno un maggior contenuto di acqua,
  • Il livello di antiossidanti e vitamine è maggiore.

Tuttavia, gli alimenti ricchi di carboidrati trasformati con la cottura a secco hanno più AGE, per esempio:

  • Cracker,
  • Patatine,
  • Biscotti.

Ciò è probabilmente dovuto all’aggiunta di ingredienti come:

  • Burro,
  • Olio,
  • Formaggi,
  • Uova,
  • Noci.

Sebbene le AGE in questi tipi di snack sono molto al di sotto rispetto alle carni, possono essere un problema per la salute delle persone che mangiano:

  • Più snack durante il giorno,
  • I cibi pronti.

Conclusione – AGE

Si possono ingerire molti meno AGE mangiando più:

  • Pesce,
  • Legumi,
  • Prodotti a base di latte magro,
  • Verdure,
  • Frutta,
  • Cereali integrali.

Bisognerebbe evitare o ridurre:

  • I grassi solidi,
  • Le carni grasse,
  • I latticini grassi,
  • Gli alimenti trasformati.

Queste linee guida sono coerenti con le raccomandazioni di organizzazioni come:

  • L’American Institute for Cancer Research,
  • L’American Diabetes Association,
  • L’American Heart Association.

 

E la carne rossa?

La carne rossa contiene numerosi composti pro-infiammatori tra cui:

  1. Grassi saturi,
  2. Acido arachidonico,
  3. Ferro eme,
  4. Prodotti finali della glicazione.

Ma se guardi le ricerche scientifiche che hanno studiato la relazione tra ingestione di carne rossa e marcatori di infiammazione cronica, noterai che non tutti i tipi di carne rossa sono associati ad alti livelli di infiammazione.

In effetti, le prime ricerche mostrano che mangiare carne con moderazione non dovrebbe essere un problema.

Ma solo se si evitano le carni trasformate perché sono ricche di sostanze chimiche infiammatorie.

 

Il potenziale infiammatorio della carne rossa

Molti prodotti a base di carne contengono elevate quantità di grassi saturi.

Gli studi scientifici mostrano che le diete ricche di questo tipo di grassi possono favorire l’infiammazione.

Inoltre, la carne rossa contiene acido arachidonico (AA), un acido grasso omega-6 che favorisce l’infiammazione.

C’è un altro fatto da non trascurare, elevate quantità di ferro eme presenti nella carne rossa potrebbero essere problematiche.

Questo perché il ferro eme aumenta lo stress ossidativo (produzione di radicali liberi) nel corpo che a sua volta favorisce l’infiammazione.

Infine, la carne (e in particolare la carne cotta) contiene prodotti finali della glicazione (AGE) che possono avere attività pro-infiammatoria.

Tuttavia, ci sono studi contrastanti.

Infatti, uno studio pubblicato nell’edizione di febbraio 2007 del Journal of Nutrition mostra che quando alcuni carboidrati presenti nella dieta erano sostituiti con carne rossa magra non trattata, i marcatori dell’infiammazione cronica diminuivano.

Leggi anche:

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Dr. Giovanni Defilippo – Medico

Giovanni Defilippo Mi chiamo Giovanni Defilippo, sono un ex Medico di Base di Rubiera con 40 anni di esperienza.
Mi sono laureato presso l’università degli studi di Bologna nel 1972 … Biografia completa

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