Cos’è il manipolazione miofasciale?

La manipolazione miofasciale è un tipo di massoterapia che agisce sul tessuto connettivo per sciogliere le aderenze e recuperare la normale elasticità.

Il dolore muscolo scheletrico proviene spesso dalla fascia, ma non è ancora conosciuto dalla maggior parte dei medici.
Quando il dottore visita un paziente, spesso non controlla l’ampiezza dei movimenti, ma si limita a prescrivere una serie di esami non necessari: prima la radiografia, poi l’ecografia o la risonanza, successivamente l’elettromiografia ecc.
Se il medico eseguisse un accurato esame fisico, in alcuni casi consiglierebbe al paziente un semplice trattamento fisioterapico.
La visita medica è fondamentale, il trattamento miofasciale non è assolutamente una terapia che guarisce tutto, ma quando è indicato, può rimuovere la causa del dolore. Le ultime ricerche in campo ortopedico, reumatologico, fisiatrico e osteopatico concordano sul fatto che la “Fascia” può causare sintomi come:

  • Dolore,
  • Prdita di forza,
  • Rigidità.

Esistono diverse metodiche che agiscono sulla fascia: i fisioterapisti eseguono lo stretching ed eventualmente il rolfing, ovvero una tecnica profonda sui tessuti molli del corpo.
La manipolazione fasciale è stata inventata da Luigi Stecco che ha creato un modo innovativo ed efficace per trattare questi disturbi.

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Struttura della fascia, anatomia dei muscoli
© hkannn:bigstockphoto.com

La fascia è semplicemente il tessuto connettivo, composto soprattutto da fibre collagene.
Questo tessuto si trova ovunque nell’organismo: tendini, legamenti, epiderma e le guaine, oltre ai muscoli, ossa, organi e visceri; costituisce il 70% del peso corporeo.
Gli studi di anatomia dimostrano che ci sono diversi strati di tessuto connettivo nel corpo: ipoderma e la fascia (che può essere superficiale o profonda).
La fascia è un tessuto molto plastico, facilmente può diventare più denso e rugoso.
Le fibre muscolari scorrono all’interno di uno scheletro di tessuto connettivo che continua nel tendine.
La cosa più importante è che la fascia profonda di un muscolo continua nelle fasce degli altri muscoli e nelle ossa.
Una tensione eccessiva della fascia di un muscolo si trasmette nella muscolatura e nello scheletro in altre zone del corpo.
Ci sono delle connessioni tra diverse fasce di connettivo, come tra i muscoli agonisti e antagonisti. Per esempio, i muscoli che sollevano il braccio sono influenzati e influenzano la muscolatura che abbassa il braccio.

Massaggio miofasciale

La manipolazione miofasciale
© fotolia.com

Il secondo collegamento è lungo la linea verticale, ovvero i muscoli che sollevano il braccio lavorano in sincronia con quelli che alzano il gomito, la spalla, la mano e le dita.
Infine esiste una connessione a spirale, cioè collega l’area anteriore di un articolazione con quella posteriore della giuntura vicina.
Questo collegamento interessa un arto intero , per esempio la fascia anteriore interna della mano si continua nella fascia:

  • Posteriore esterna del gomito;
  • Anteriore interna del braccio;
  • Posteriore esterna della scapola.

Un muscolo può terminare in un setto intermuscolare, ovvero una struttura fasciale che lo collega all’antagonista, quindi quando il primo si contrae, la tensione sviluppata sul tessuto connettivo in comune allunga l’altro muscolo, per esempio quando il flessore del braccio (muscolo bicipite) si contrae, l’estensore (tricipite) si rilassa.
Nella fascia sono presenti tantissimi organi del sistema nervoso (fusi neuromuscolari e organi tendinei del Golgi) che servono per inviare al cervello le informazioni sulla contrazione, rilassamento e lunghezza del muscolo. Ci sono anche i recettori del “Pacini” che trasmettono dei segnali nervosi solo quando si effettua una pressione su quell’area.
Questo spiega l’importanza della fascia per la coordinazione motoria. Il tessuto connettivo contiene fibre collagene orientate in modo parallelo che si connettono con gli altri muscoli in linea verticale.

 

Perché la fascia causa i sintomi?

Con il termine unità miofasciale si indicano: tutti i muscoli che servono per spostare un osso in una direzione, ad esempio per alzare l’omero si utilizzano: il bicipite brachiale, il brachiale e il deltoide anteriore.
L’unità miofasciale comprende anche l’articolazione, l’osso e il tessuto connettivo collegati, nel caso del sollevamento del braccio, sono inclusi anche la scapola, la clavicola e le articolazioni:

  • Acromion-claveare;
  • Scapolo-toracica;
  • Clavicola-costo-sternale;
  • Gleno-omerale.

Ci sono due punti distinti che sono fondamentali nella comprensione di questo metodo:

  1. Il centro di percezione (CP) è il punto doloroso;
  2. Il centro di coordinazione (CC) è il punto in cui convergono le forze dei muscoli che eseguono il movimento di un osso.

Possono formarsi dei ponti di collagene anomali nel centro di coordinazione a causa di: infiammazioni, aderenze cicatriziali, cattiva postura o traumi che provocano un aumento della densità o uno “scalino” nel connettivo, come una toppa in un vestito.
Molti “CC” sono comuni a quelli di agopuntura.
L’appendicitectomia è un evento traumatico e stressante per il tessuto connettivo come tutti gli interventi.
Il taglio chirurgico ha provocato delle alterazioni nella consistenza del tessuto connettivo dei muscoli addominali e dei flessori dell’anca.
Ci sono delle strutture chiamate fusi neuromuscolari che misurano la lunghezza del muscolo e trasmettono i dati al sistema nervoso, altre chiamate organi tendinei del golgi avvisano il midollo spinale quando il muscolo è contratto.
Nel corpo umano, per ogni muscolo ci sono 3 strati di tessuto connettivo che interagiscono per effettuare dei movimenti complessi, facendo convergere la tensione dei muscoli in un solo punto (CC).
Il sistema nervoso si accorge che il centro di coordinazione si mette in tensione e invia ai muscoli l’impulso di contrarsi, quindi inizia la trazione sull’osso che causa il movimento.
Nel caso in cui il tessuto connettivo è più denso in questo punto, non si riesce a trasmettere la tensione ai fusi neuromuscolari, i quali non si attivano e quindi non possono ordinare la contrazione di tutti i muscoli necessari per quel movimento.
Di conseguenza, la trazione muscolare sull’articolazione origina solo da alcuni muscoli, ma non da tutti.
Le strutture che compongono l’articolazione sono tirate in maniera anomala perché si contrae solo una parte delle fibre muscolari.
La struttura articolare riceve degli impulsi anormali e reagisce producendo dolore.
L’azione parziale dei muscoli e del connettivo provoca perdita di forza, di movimento e di coordinazione. È possibile che il dolore si senta nel muscolo antagonista, per esempio una rugosità nel tricipite del braccio (zona posteriore) potrebbe causare dolore nell’area anteriore della spalla e impedire l’elevazione del braccio in avanti.

 

Come si effettua il trattamento miofasciale?

Trattamento miofasciale, con il gomito si friziona dolcemente l'area di connettivo densificata.

Trattamento miofasciale
© Massimo Defilippo

Il terapista fasciale deve capire tutti i disturbi presenti e passati in ogni area del corpo.
Spesso i pazienti rimangono sbalorditi dalle domande che pongo perché un soggetto con dolore alla spalla si aspetta che il fisioterapista valuta solo la scapola e il braccio.
È possibile che una distorsione di caviglia avvenuta 15 anni fa sia la causa di un dolore lombare o di una periartrite di spalla.
Bisogna annotare eventuali interventi chirurgici, fratture, lussazioni, estrazioni di denti, crampi ecc. che lasciano delle densificazioni sulla fascia e possono causare dolore anche a distanza di anni.
La seconda parte della valutazione comprende tutti i test di movimento dell’articolazione dolorosa, delle articolazioni vicine e di quelle che possono aver causato il dolore.
Successivamente si preme sui punti che bisogna controllare in base alle indicazioni dell’esame muscolare, alla ricerca di rugosità ed irradiazione del dolore.
L’irradiazione non è obbligatoria, ma spesso quando si tratta un CC legato al disturbo, si avverte una “scossa” verso un altra zona del corpo, se questa è la zona che fa male di solito, si inizia il trattamento da quel CC.
Spesso, i pazienti mi chiedono se sto trattando nervi “accavallati” o “scoperti” perché il trattamento è molto fastidioso.
Il trattamento consiste nello sfregamento della nocca o del gomito sul punto che dovrebbe essere responsabile del dolore.
La manipolazione provoca attrito e calore che va a sciogliere i ponti di collagene anomali. Subito dopo, si chiede al paziente la ripetizione dei test motori dolorosi per capire se ci sono differenze.
Generalmente, il miglioramento è immediato, in rari casi il soggetto sta meglio solo nei giorni successivi. Può capitare che il paziente stia bene per alcuni giorni, poi ritorni a sentire il dolore precedente, è un buon segno, significa solo che la causa del dolore e delle densificazioni è la tensione in altri punti. Nei due giorni successivi al trattamento è possibile che i punti trattati siano dolenti, ma è solo un effetto temporaneo.

 

Il trattamento miofasciale può curare la cefalea o mal di testa?


È importante sapere che i ponti di collagene in eccesso possono causare sintomi che riguardano il capo: mal di testa o cefalea, emicrania, vertigini, acufeni, senso di pesantezza degli occhi, problemi di masticazione e deglutizione, sensazione di nodo in gola ecc.

Quanti pazienti passano le giornate consultando gli specialisti senza arrivare alla risoluzione dei sintomi?

Premesso che le cause del disturbo possono essere tantissime, molte di competenza del neurologo o di altri medici, ma una causa frequente è la tensione muscolare e fasciale che interferisce sul funzionamento di organi interni, articolazioni (ad es. quella della mandibola) o muscoli (ad esempio quelli dell’occhio) causando dolore e malfunzionamento.
Si pensa al fisioterapista solo per dolori muscolo scheletrici, dimenticando che anche il capo è composto da molti muscoli che si trovano sulle ossa del cranio.

Quante persone sorridono in maniera asimmetrica sollevando di più una parte del labbro?

In questo caso le aderenze si trovano:

  • nei muscoli superiori del lato in cui il labbro si alza maggiormente;
  • nelle fasce inferiori del lato del labbro che rimane più in basso.

Da cosa è causato lo scrocchio quando si apre la bocca o nei movimenti laterali della mandibola?

Una causa importante è la tensione fasciale che interferisce nel movimento.

Perché si sente un nodo in gola ed è faticoso deglutire?

Tra le possibili origini del problema ci sono i muscoli “Ioidei” della lingua oppure il massetere che “stringe i denti”.
Se è indicato, il trattamento miofasciale elimina le tensioni del tessuto connettivo, liberando i movimenti o le rigidità che provocano i sintomi intorno agli occhi, la cefalea o la difficoltà durante la masticazione.

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Dr. Defilippo Massimo

Massimo Defilippo Mi chiamo Massimo Defilippo, sono un Fisioterapista di Rubiera che effettua fisioterapia ed osteopatia dal 2008.
Mi sono laureato con votazione di 110/110 presso l’università degli studi Magna Graecia …. Biografia completa

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