Il metodo mckenzie è una terapia per il mal di schiena e il dolore al collo che cambia quando si effettuano alcuni movimenti (dolore di tipo meccanico).

Per capire come mai il metodo mckenzie è così efficace, bisogna sapere le cause reali del dolore.

Quando si dice ad un paziente che ha almeno una protrusione del disco intervertebrale, per tutta la vita lui sarà convinto che quello è il suo problema.
In realtà ci sono alcuni studi scientifici pubblicati nelle più importanti riviste di medicina che mostrano un’alta percentuale di soggetti sani con ernia o protrusione discale, circa l’80%.
In rarissimi casi l’ernia del disco comprime il nervo e ne compromette la funzionalità.

Tuttavia, lo spostamento del disco può ostacolare i movimenti vertebrali e può causare dolore.
Il metodo di Diagnosi e Terapia Meccanica Mc Kenzie può correggere questo ostacolo al movimento.
Se fatto nel modo giusto, è un’ottima terapia per il dolore lombare, cervicale e dorsale che si può irradiare (estendere) verso:

  • Il petto,
  • L’arto superiore e inferiore.

È stato creato in Nuova Zelanda dal Fisioterapista Robin Mckenzie.

 

Com’è nato questo metodo?

Un paziente di nome Smith stava effettuando la ionoforesi terapia da tre settimane senza risultato, a fine trattamento il dottor Mckenzie gli disse di sdraiarsi prono su un lettino in un altra stanza.
Questo lettino aveva lo schienale alzato, ma Smith si sdraiò senza abbassarlo, quindi con la schiena inarcata all’indietro.
Dopo un quarto d’ora arrivò Robin Mc kenzie e fu sorpreso dalla posizione in cui era il paziente.
Il fisioterapista chiese al paziente come si sentiva, lui rispose che il forte dolore era sparito.
Da quel giorno Mckenzie ha sviluppato questo metodo che ora si esegue in tantissime nazioni al mondo.
Leggi anche la terapia per l’ernia del disco.

Quando è indicato il metodo mckenzie?

Questa terapia è utile se:

  1. Alcuni movimenti ripetuti e posizioni migliorano i sintomi o li centralizzano, cioè se il forte dolore si estende anche all’arto inferiore, con la terapia scompare su coscia e gamba, ma rimane nella zona lombare.
    Questo è un ottimo risultato.
    Anche se il fastidio a livello della schiena aumenta di intensità e diventa fortissimo, spesso il paziente ha una maggior ampiezza di movimento.
  2. Altri movimenti, invece, causeranno un peggioramento dei sintomi o una spostamento verso la periferia, cioè un peggioramento del dolore all’arto inferiore oppure un’irradiazione verso il piede.
    In quest’ultimo caso bisogna cambiare l’esercizio o la posizione da mantenere.
    La maggior parte dei pazienti sta meglio con posizioni ed esercizi in estensione, ma ci sono alcuni pazienti che peggiorano.
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© rob3000 – Fotolia.com

Tipi di dolore secondo Mckenzie

Il dolore di tipo meccanico si suddivide in 3 sindromi:

  • Derangement
  • Da disfunzione
  • Posturale

1) La sindrome da derangement è la più diffusa, in pratica  si verifica lo spostamento di una parte del disco tra le vertebre che ostacola il movimento.

2) La sindrome da disfunzione colpisce i pazienti con:

  • Tessuti molli accorciati,
  • Cicatrici o aderenze.

In certi movimenti questi tessuti sono stirati e provocano una fitta o un fastidio.
I sintomi si sentono solo nell’ultima parte di alcuni movimenti, per esempio una disfunzione in flessione provoca fastidio solo quando le ginocchia sono molto vicine alle spalle.
Il dolore:

  • Dev’essere presente da almeno 6 settimane,
  • Non può essere costante.

A riposo il paziente sta sempre bene. La terapia consiste nella ripetizione dei movimenti che provocano dolore finché i tessuti diventano più elastici.

3) La sindrome posturale è presente in pazienti con età minore di 30 anni, è causato dal mantenimento di posture scorrette che allungano eccessivamente i tessuti molli.
Generalmente, questo dolore è causato da una posizione seduta scorretta con la testa piegata in avanti, ipercifosi dorsale e ridotta lordosi lombare.
I soggetti interessati da questa sindrome hanno uno stile di vita sedentario oppure praticano sport e appena finiscono l’attività, si siedono in una posizione scorretta (stravaccati).
Dopo l’attività fisica, è più facile avere questo disturbo perché i tessuti sono facilmente deformabili.

I pazienti non sentono i sintomi  a riposo o durante le attività, ma in certe posizioni mantenute, in particolare la posizione seduta rilassata.
La fisioterapia di tipo mckenzie consiste in:

  • Correzione posturale,
  • Esercizi da svolgere durante la giornata,
  • Modifica di alcune abitudini del paziente.

 

Il metodo Mckenzie guarisce l’ernia del disco?

Assolutamente no, non ho una statistica dettagliata da pubblicare perché quando una persona smette di sentire i sintomi, non ripete la risonanza magnetica di controllo.

Attenzione:
Nei rari casi in cui un paziente ha effettuato la risonanza dopo aver eseguito la terapia Mckenzie con ottimi risultati, ho visto due situazioni:

  • È rimasta la stessa ernia presente prima del trattamento
  • Addirittura in alcuni casi è peggiorata.

Questo dimostra che generalmente l’ernia discale non è la causa dei sintomi altrimenti il soggetto trattato sarebbe peggiorato invece di migliorare molto o eliminare completamente il dolore.

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Risonanza lombare con evidenziata un ernia grossa L5-S1 e una minore L4-L5
© Massimo Defilippo

Può capitare un paziente senza ernia del disco, ma con forte dolore che origina dalla schiena e si estende fino al piede oppure che dal collo si irradia fino alla mano.

Allora perché ho un dolore che origina dalla schiena e si irradia lungo l’arto inferiore?

I sintomi che iniziano dalla zona lombare e si irradiano verso il piede non devono essere causati dall’ernia.
Quando si guarda la regione dolorosa, spesso non corrisponde con il decorso del nervo che è compresso dal disco intervertebrale.
Attenzione: Se un paziente soffre di dolore che parte dal gluteo e si irradia fino al ginocchio, la causa può essere un trigger point attivo nel muscolo piriforme.
Un ernia del disco che comprime il nervo e impedisce il funzionamento corretto, deve causare quattro sintomi:

  • Dolore lungo tutto il decorso del nervo, dalla schiena fino alle dita del piede;
  • Formicolio ai piedi;
  • Perdita di forza dell’arto inferiore, il paziente non riesce a camminare sui talloni;
  • Perdita di sensibilità e dei riflessi (riflesso rotuleo o del tendine d’achille)

Se i sintomi non corrispondo al quadro clinico del paziente, bisogna controllare la diagnosi.

Secondo Mckenzie, il dolore è causato da:

  1. Posizione seduta scorretta, con la colonna vertebrale piegata in avanti (in flessione),
  2. Troppi movimenti in flessione e pochi in estensione (inarcamento all’indietro)

 

Come funziona il metodo Mckenzie?

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Esercizio rachide dorsale
© Massimo Defilippo

  • Il primo trattamento consiste in una valutazione accurata del paziente per capire se questa terapia può permettere la guarigione o attenuare i sintomi, inoltre serve per sapere qual è la terapia più adatta da impostare.
  • Il giorno successivo, si controlla se il programma ha causato un miglioramento dei sintomi ed eventualmente si modifica.
  • Nelle settimane seguenti il paziente deve continuare a casa:
    1. Il programma di esercizi o posizioni mantenute,
    2. La modifica delle posture scorrette.

È sufficiente un controllo a settimana per verificare: l’andamento dei sintomi, la correttezza nell’esecuzione degli esercizi e l’eventuale modifica del trattamento.
La ginnastica posturale o gli esercizi per la lombalgia possono essere in:

  • Flessione; quando le spalle si avvicinano alle ginocchia.
  • Estensione; consiste nell’inarcare la schiena indietro come per guardare in alto.
  • Rotazione in flessione; consiste nel sollevamento delle gambe da supino (sdraiato a pancia in sù) e ruotare il bacino verso un lato.
  • Scivolamento laterale; si inclina la schiena da una parte o dall’altra con le braccia distese lungo i fianchi.

Il terapista può applicare forze aggiuntive: mobilizzazioni o manipolazioni se gli esercizi svolti dal pazienti non fossero sufficienti.
Alcune persone possono sentire dolore o fastidio quando sono in piedi, mentre altri potrebbero avere difficoltà a rimanere in certe posizioni per molto tempo.

Spesso, quando i pazienti e terapisti sentono parlare di metodo Mckenzie pensano sempre al movimento di estensione per la schiena e il collo, ma a volte bisogna eseguire:

  • Rotazioni,
  • Flessioni laterali,
  • Movimenti combinati.

La valutazione è necessaria per comprendere:

  • Il tipo di mal di schiena,
  • Quali movimenti possono ridurre l’intensità dei sintomi,
  • Quali la possono aumentare.

 

Ruolo degli esami nel metodo Mckenzie

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© Massimo Defilippo

Per i pazienti con sintomi non gravi, gli esami di diagnostica per immagini (risonanza magnetica, TAC, ecc) possono mostrare dei:

  • Falsi positivi,
  • Falsi negativi.

L’80% dei soggetti con Bulging o protrusione discale non ha alcun sintomo.
Questo dimostra che non c’è una relazione tra il dolore e l’ernia o la protrusione discale.

Gli studi scientifici dimostrano che il riposo a letto non migliora i sintomi, anzi oltre le 48 ore può provocare un aggravamento.
Fino a 10/20 anni fa, i medici consigliavano il riposo a letto, inoltre prescrivevano il collare al collo dopo un intervento chirurgico.
Questi rimedi si sono rilevati controproducenti e oggi le terapie proposte dai medici sono basate sul movimento.
Il metodo di diagnosi e terapia meccanica Mckenzie si basa su alcuni concetti in cui esiste l’evidenza scientifica:


Gli studi scientifici dimostrano che la centralizzazione del dolore verso la colonna vertebrale è un elemento positivo del trattamento, un livello intermedio tra i sintomi iniziali e la guarigione (May et al. 2012).

 

Quando il metodo mckenzie non serve?

Ci sono delle bandiere rosse, cioè se una persona si trova in una certa situazione o ha alcune malattie, spesso non risponde alla terapia.

Queste sono:

  1. Età > 55 anni (controindicazione relativa, si può fare anche negli anziani),
  2. Un precedente di cancro,
  3. Inspiegabile perdita di peso,
  4. Dolore costante e progressivo che è più intenso a riposo,
  5. Malessere generale,
  6. Limitazione grave della flessione (piegamento in avanti),
  7. Problemi diffusi dei nervi,
  8. Assunzione regolare di cortisone,
  9. Tossicodipendenza in passato,
  10. Trauma che può aver causato una frattura o una lussazione vertebrale (anche se non è visibile alla radiografia)
  11. Trauma lieve, ma con forte dolore (se il paziente soffre di osteoporosi).

 

Esercizi Mckenzie

C’è una serie progressiva di posizioni mantenute ed esercizi mckenzie per curare il mal di schiena.
Si parte dal primo esercizio, poi la progressione agli esercizi più avanzati si fa solo se gli esercizi non bastano o se i sintomi smettono di migliorare.

Esercizi in estensione (inarcamento indietro)

1) Posizione prona.
Il fisioterapista ti chiede di sdraiarti a pancia in giù e rimanere in questa posizione finché senti dolore.

Posizione-prona

2) Estensione da prono
Questa è utile soprattutto per gli anziani che non riescono a fare gli esercizi.
Si rimane sdraiati a pancia in su, ma appoggiando i gomiti, quindi le spalle sono sollevate.
Si può tenere anche oltre 5 minuti.

Estensione-da-prono

3) Estensione mantenuta.
Questa dura anche 30-60 minuti.
Bisogna mettere dei cuscini sotto alle spalle per tenere la schiena in posizione di estensione per un lungo periodo di tempo.
Si aumenta progressivamente l’inclinazione della schiena.
Subito il dolore peggiora, ma poi si aspetta il miglioramento dei sintomi o la centralizzazione.
Ottimo per blocchi in flessione e in alcuni pazienti.

4) Esercizio di estensione da prono
Per fare questo, devi mettere le mani sotto le spalle, come per fare un piegamento.
Poi devi spingere su le spalle, con tutto il corpo rilassato.
Quindi è un movimento di estensione “passivo” della schiena.
La cosa importante è non contrarre i muscoli della schiena e le gambe, quindi solo le braccia spingono su le spalle.

Esercizio-di-estensione-da-prono, mckenzie

5) Estensione in piedi
Si tratta di un esercizio meno efficace, ma può aiutare, soprattutto nella prevenzione dopo essere guariti.
Bisogna mettere le mani sui fianchi e inarcare la schiena all’indietro più possibile.
Si possono piegare le ginocchia.

 

Esercizi in lateralità

Questi esercizi si effettuano se i sintomi si sentono in un solo lato della schiena:

  1. Se non migliorano,
  2. Se peggiorano con l’estensione normale.

Esercizio di estensione + deviazione del bacino
Si effettua in posizione prona, cioè a pancia in giù.
Bisogna spostare il bacino verso il lato non doloroso, tenendo ferme le spalle e i piedi.
Da qui, sollevare le spalle come nell’esercizio di estensione.
Per facilitare, si può mettere una caviglia sopra l’altra.

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Estensione da prono + deviazione con sovrapressione del terapista
Questo esercizio è uguale a quello precedente, ma il fisioterapista preme sulle vertebre lombari durante l’estensione.

Scivolamento laterale in piedi
Per fare questo esercizio bisogna appoggiare la spalla del lato non dolente e il braccio contro una parete.
Da qui, spostare i piedi a 20-30 cm dalla parete.
Spostare il bacino verso il muro e poi ritornare alla posizione iniziale.

Scivolamento-laterale-in-piedi

Gli altri esercizi avanzati si effettuano con il fisioterapista.

 

Esercizi in flessione

Si fanno solo:

  • Per provocare il dolore,
  • Per il paziente con disfunzione anteriore,
  • Per il derangement anteriore,

Si parte in posizione sdraiata.
Generalmente, il dolore durante la flessione passa durante la prima o seconda serie da 10 ripetizioni di flessione da supino (pancia in su).
Poi si passa subito alla posizine seduta.

Sdraiato, abbracciare le ginocchia piegate e portarle verso il petto con le mani.

Seduto
Con ginocchia e le anche piegate a 90°, si va in avanti fino a toccare terra con le dita.
In certi casi, il terapista consiglia di stendere le ginocchia progressivamente.

In piedi
In piedi, si fa come progressione delle altre due, dopo aver ridotto il derangement posteriore per valutare la stabilità della colonna vertebrale e per le persone che hanno paura di muoversi.

 

Quando smettere di fare gli esercizi?

Dopo la guarigione, gradualmente bisogna ridurre il numero di serie giornaliere fino a zero.
Ogni giorno si fa una serie in meno, per una settimana.
Infine, introdurre le flessioni, dalla posizione sdraiata.
Poi, gradualmente passare alla posizione seduta e in piedi.

 

Correzione della postura

La correzione della postura da seduto è una parte fondamentale del trattamento mckenzie.
Inoltre, è fondamentale la correzione della postura per prevenire le recidive:

  1. Il fisioterapista ti invita a sederti su una sedia con rotolo lombare.
  2. Se il dolore diminuisce, si consiglia di utilizzare il rotolo a casa e al lavoro.
  3. A casa, puoi provare ad arrotolare un asciugamano e metterlo dietro la schiena, ma sopra la cintura.

Correzione-postura

 

Quali sono i risultati del metodo mckenzie?

Secondo uno studio di Busanich e Verscheure (2006), la terapia mckenzie riduce il dolore e la disabilità a breve termine (meno di 3 mesi), con risultati migliori rispetto a:

  1. Antinfiammatori non steroidei,
  2. Libro di spiegazioni e raccomandazioni per il mal di schiena,
  3. Massaggio lombare,
  4. Programma di rinforzo con supervisione di un terapista,
  5. Mobilizzazione della colonna vertebrale.

Anche Clare et al. Hanno notato che la terapia mckenzie ha risultati migliori rispetto ad altre terapie.

Tuttavia, come spesso accade, ci sono studi con risultati contrastanti.

Infatti, secondo Dehkordi et al. (2007), il mckenzie e il pilates danno buoni risultati sul mal di schiena, ma il pilates è preferibile perché permette un miglioramento superiore della salute generale.

Per la mia esperienza, credo che questo metodo sia tra i migliori per il trattamento del mal di schiena.

Questo metodo è insegnato in Italia dal “Mckenzie Institute Italia“, l’unica scuola che svolge corsi ufficiali e il materiale è coperto da copyright.

Leggi anche:

Bibliografia

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  2. Kopp JR, Alexander AH, Turocy RH, Levrini MG, Lichtman DM. The use of lumbar extension in the evaluation and treatment of patients with acute herniated nucleus pulposus. A preliminary report. Clin Orthop Relat Res. 1986 Jan;(202):211-8.
  3. Larsen K, Weidick F, Leboeuf-Yde C. Can passive prone extensions of the back prevent back problems? A randomized, controlled intervention trial of 314 military conscripts. Spine (Phila Pa 1976). 2002;27:2747–52
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Dr. Defilippo Massimo

Massimo Defilippo Mi chiamo Massimo Defilippo, sono un Fisioterapista di Rubiera che effettua fisioterapia ed osteopatia dal 2008.
Mi sono laureato con votazione di 110/110 presso l’università degli studi Magna Graecia …. Biografia completa

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